domenica 22 settembre 2013

Settembre: lascia stare i buoni propositi...

"Basta, ora mi metto a dieta!" - "Appena torno in città mi iscrivo in palestra. Abbonamento annuale!" - "Quest'inverno mi do una calmata, non esco, solo lavoro"...
Questo è il periodo dell'anno, oltre la prima decade di gennaio, in cui formuliamo i "buoni propositi" per affrontare in modo positivo l'inverno.

Siamo sicuri che sia produttivo formulare grandi promesse a se stessi, se siamo già certi che verranno puntualmente disattese? Non sarebbe meglio dichiarare meno e agire di più? 
Posso dire con cognizione di causa che non a tutti giova porsi obiettivi troppo impegnativi, molti si sentono automaticamente autorizzati a non provarci nemmeno. 
C'è chi invece reagisce quanto più l'obiettivo è inverosimile, più si sente spronato nel suo raggiungimento, beati loro! Traguardi da pentatleti della vita, da equilibristi dell'agenda, da ingegneri del week end, possono portare alla rovina. Ansia, frustrazione e sensi di colpa vi assaliranno prima che possiate dire "Per il potere di Grayskull" (è il mio motto, voi trovatevene un altro!). Migliorare se stessi ed avanzare convinti in questo magnifico blob rosa che è la vita, sono principi solidi, sani e fondamentali. Ma senza esagerare.

Non facciamoci risucchiare in un pantano di obblighi, finte necessità e apparenti certezze; facciamo un passo per volta e non rendiamoci la vita inutilmente impossibile, diamoci dei limiti ragionevolie per il resto cerchiamo di essere più felici possibili.



martedì 8 maggio 2012

Voglia di abbronzatura, ma in mancanza di sole...




“…Estate/ il sole che di giorno/ ci scaldava/che splendidi tramonti dipingeva/
adesso brucia solo con
furor/odio l'estate/che ha dato il suo profumo ad ogni fior/
l'estate che ha creato il nostro amore
per farmi poi morire di dolor…” 

Chi ha cantato versi così appassionati, con quella dolcissima rassegnazione che solo un amore estivo finito sa regalare, non può essere altro che un grande pensatore.
L’estate è IL momento; il momento della rinascita, della fioritura, della sabbia bagnata sotto la schiena nuda e sai già che il giorno dopo te ne pentirai, è il momento delle stelle che ti sembra di non aver mai visto prima, degli ombrelloni tutti uguali e del padrone dello stabilimento che ti conosce da trent’anni e comunque non ti saluta mai, è quel momento dove ti scopri e riscopri qualcuno davanti al fuoco acceso cantando sempre la stessa canzone. Ah, l’estate…croce e delizia!
C’è ancora un po’da aspettare, ma possiamo illuderci di portarne un pezzetto piccolissimo sulla pelle almeno con la tintarella. Abbronzarsi è meraviglioso, si ha subito la sensazione di star meglio, è un esercizio mentale.
Oggi lo possiamo fare comodamente a casa grazie ai tanti prodotti autoabbronzanti che assicurano, oggi molto più di un tempo, colorito uniforme e dorato. L’effetto nature è assicurato scegliendo la nuance che più si avvicina al nostro incarnato, ma un tono più scuro. La cura nell'applicazione è fondamentale per scongiurare antiestetici aloni giallastri; armiamoci di buona pazienza e spalmiamo e massaggiamo a dovere avendo cura che il prodotto si assorba. Attendiamo almeno 20 minuti, il tempo di sorseggiare un martini con oliva, prima di infilaci nel vestito più primaverile che abbiamo...rigorosamente lasciando scoperte braccia e gambe.
In salviette, spray, crema o gel l’autoabbronzante è un raggio di sole che fende il grigiore dell’inverno, e chissà che non riesca a regalarci qualche dolcissima emozione con un po’ d’anticipo.

lunedì 30 aprile 2012

Focus labbra, accendiamo i riflettori

Labbra da sogno!

L’operazione tintarella è ormai iniziata, pelle dorata o un leggero colorito bonne mine, c’è un altro step necessario: dare fuoco alle labbra.
Un unico flash, i riflettori sono tutti puntati su questo strumento di seduzione.
Che siano carnose, sottili o a forma di cuore via libera a colori golosi, fruttati, lucidissimi, vibranti. Direttamente dalle passerelle ecco le ultimissime tendenze per questa Spring/Summer 2013: indubbiamente il rosso, che non passa mai di moda, tingerà come ormai da qualche tempo anche le unghie; ma anche l'albicocca, il nude e i colori forti.
Inaspettatamente ritorna anche l'effetto gloss, ovvero labbra lucide senza colore, quasi effetto bagnato che avevamo accantonato nel 2012, ma con agenti curativi/protettivi e per le afose serate di festeggiamenti ok al luccichio di glitter dorati.
Per chi vuole osare ancor di più, la stagione soleggiata è l’ideale con tutte le sfumature dell’arancio (attente alle occhiaie, questi colori tendono a metterle in risalto!), del geranio, e ancora fuxia e fluo per vitaminizzarsi dopo un lungo inverno.
Se il focus è sulle labbra lasciamo che gli occhi rimangano nude, magari “cancellandoli” con ombretti naturali effetto bagnato e aiutiamoci solo con una matita illuminante all’angolo interno dell’occhio.
Il mascara è d’obbligo, sempre, ça va sans dire…

lunedì 27 febbraio 2012

Marni at H&M

L'otto marzo è vicino ed io sono prontissima. Già mi vedo sgattaiolare tra un'orda di fan impazzite, nascondendo tra gli artigli un po' di cosette by Marni. A questi eventi del tipo "ultimo concertodei Take That", benchè io non ne fossi proprio avvezza, si va preparate ed io ho studiato moltissimo! Non voglio ancora proferir verbo sulla capsule collection in questione; mi limiterò solo a qualche cosuccia che ho selezionato per il mio armadio.
Pezzi in perfetto Marni style sia nei motivi che che nelle forme. Adoro Consuelo Castiglioni e la sua creatività, lei invece evidentemente non ama troppo le donne mediterranee ...io, formosa come sono, non sono molto a mio agio con il destrutturato classico della Maison, quindi punterò sugli accessori. Assolutamente fantastici! 
Dopo la delusione di Versace, H&M ha optato per un'eleganza discreta dal sapore architettonico con tagli fifties e stampe di archivio.
Ci piace parecchio!

lunedì 30 gennaio 2012

Saldi, ansia da prestazione...


Questa è una strana città. Vai in centro di sabato pomeriggio e guardandoti attorno non riesci a focalizzare nulla; davanti a te una massa indistinta di carne tremolante e sudaticcia trasforma il tuo sport preferito nel peggiore degli incubi. Questo è lo scenario che puntualmente si staglia dinanzi ai tuoi occhi innocenti ogni volta che c’è il primo giorno di saldi.
Mestamente ti dirigi verso questo fiume in piena, con la paura nello sguardo cerchi di farti largo per raggiungere una vetrina…mai idea fu più sbagliata. Ti trascinano e non ti lasciano scampo, ti costringono a entrare dove proprio non vorresti, nel low cost fast fashion che più low e più fast non si può. Te ne fai una ragione e tra commesse infuriate e avventrici assatanate non riesci a ragionare. La testa rimbomba, le gambe si fanno pesanti e passi circa mezz’ora davanti allo stesso capetto in acrilico dal colore fluo che, al 99,9% non indosserai mai, ma fa tanto ragazza della grande metropoli e non tradirà le tue origini. Quindi? Ovviamente lo acquisti, che domande! D’altronde hai avuto mezz’ora per analizzare quell’0,1% di possibilità di indossarlo:
1. quando darai (forse) una fighissima festa anni ’80
poi quando…mmmmmmm….(aspetta c’erano almeno altre tre occasioni in cui l’avresti potuto sfoggiare)…
2. ad una serata al Plastic
eeeeeeee poiiiiiiiii…..mmmmmmm…Va be dai ma tanto poi sdrammatizzato si può mettere altre mille volte! SDRAMMATIZZATOOO??? Ma come fai a “sdrammatizzare” una pezza fluorescente che urla chiaramente da tutte le trame (se ne ha!) del suo 100% acrilico: “ma che diavolo ti sei buttata addosso?”???
Cerchi di giustificare goffamente il tuo gesto totalmente irrazionale con la scusa che l’hai pagato due soldi.
Ti ritrovi in strada in maniche di maglietta, nonostante i -10°, e solo la sostanziosa e imbarazzante peluria delle tue braccia color latte ti spinge a indossare nuovamente il pullover. Ti fai coraggio e cammini decisa, certa che lì fuori c’è ancora un’occasionissima  che ti aspetta e non sarai certo tu, vecchia volpe da shopping, a fartela sfuggire! Continui il tuo giro ma questa volta alzi il tiro ed entri in una catena comunque fast ma meno low.  Appena entri, ti dirigi verso la parte dello store che pare “meno battuta”, intenta a tirar giù l’impossibile da uno stand ti accorgi che la signora che ti è affianco si è appena accasciata al suolo. Ecco lo sapevo la “sciura” co’ sto caldo è venuta meno! Mentre cerchi di chiamare il 118 e t'immagini già su un’ambulanza a sirene spiegate, noti che la signora ha degli spasmi. La situazione si complica e tu ti avvicini per cercare di darle un primo soccorso; nell’avvicinarti ti rendi conto  che stringe una tacco 12 tra le mani, non la molla! “Signorina mi dia una mano, presto, non riesco proprio a farla entrare!” ti urla in faccia, “Sarà perché è un paio di numeri in meno del mio?”, ti chiede. Sei lì immobile, attonita. Il sudore freddo della paura, che fino a un minuto prima ti perlava la fronte, si trasforma in una vampata di calore rabbioso. Le scippi le scarpe dalle grinfie e fuggi, fuggi verso una cassa stranamente deserta. Paghi e scappi. Ti guardi continuamente alle spalle per il timore che la mefistofelica sia riuscita a individuarti tra la folla, nonostante la tua camaleontica mimetizzazione. Ti sembra di essere in salvo una volta conquistato il portone di casa, ma anche lì non è che ti senta tanto al sicuro, d’altronde si sa le shopaholic sono tremende… no?

lunedì 28 novembre 2011

Gap: cronologia di un tracollo

Entro in uno spazio grigio senza estetica e senza architettura, una grande stanza. Quello che noto subito è l’assenza e un gran disordine color nulla, i miei occhi fanno fatica nella messa a fuoco, sono confusa. Ho il cuore gelato e cerco, per attimi indefiniti, di capire se è la luce al neon o sono i tavolacci con grovigli di cotone che assume le forme più strambe ad infastidirmi di più.
Mi trovo nello store Gap di Milano. Un antico detto recita: Il desiderio fa parer bello quel che è brutto”, in altre parole fino a quando Gap era confinata nei miei (o negli altrui) viaggi oltreoceano andava più che bene.  La felpa con il marchio ben in vista era la prima richiesta a un amico che partiva, oggi che è a due passi da casa non ha più lo stesso gusto. Inaugura l’apertura italiana  con una capsule collection firmata Valentino, ed ecco la prima delusione. Una serie di capi assolutamente insulsi di cui ricordo in modo distinto solo una serie di eskimo di cotone in verde militare declinato in tre versioni, talmente brutte da essere arrivate ai saldi e lo sa anche un bambino che se una collezione limitata arriva al giorno dopo la presentazione e qualche ragazzina non ha cercato piangendo di convincere la commessa esasperata a smontare la vetrina con l’ultima xxxxxxs rimasta, vuol dire che gli anni di università che ti hanno portato ai vertici del marketing di una multinazionale sono stati del tutto vani (se non per qualche simpatica bevuta con i compagni di studi…). 
Uno store di 3 piani e svariati migliaia di mq a Milano, nella strada più commerciale e affollata del quadrilatero ed uno nella capitale. Circa tre mesi prima il gruppo chiude circa 200 negozi negli Stati Uniti, com’è possibile? E’ notizia di qualche settimana fa: il marchio nel mese di ottobre ha subito un’ulteriore contrazione (circa il -4%) sulle vendite globali, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in ottobre solo Banana Republic, marchio dello stesso gruppo, mette a segno un misero +1%. Leggendo le notizie in cronologia è spaventosamente goffo il tentativo dell’azienda di cavarsi fuori dagli impicci. Scena 1: aprile 2011 rubizze e corpulente signore inglesi si ribellano agli specchi dimagranti. Si scopre che in alcuni negozi inglesi del brand erano montati dei “magic mirror” che rendevano tutte snelle e affascinanti salvo poi una volta tornate a casa rendersi conto che i rotolini (o rotoloni!) erano sempre lì. Conseguenza: donne incazzate come api. Lo sanno tutti, mai mettersi contro una donna e i sui chili!
Scena 2: a pochi giorni di distanza dall’accaduto, Gap decide di fare una mossa che suona più come un harakiri che una strategia di marketing, propone promozioni negoziabili; in concreto vende online i suoi pantaloni attraverso una sorta di asta. Con la conseguenza di un euforico picco momentaneo e di una “bad reputation” ben più duratura, dovuta alla svalutazione del brand sui mercati. Scena 3: Circa un mese dopo (maggio 2011) la quotazione borsistica del marchio subisce un’inflessione talmente importante ed improvvisa da meritarsi una sanzione dai palazzoni di Wall Street; parrebbe che l’azienda abbia sottostimato l'impatto delle variazioni del prezzo del cotone sulla sua attività. C’è da interrogarsi di chi e come guidi una multinazionale da miliardi di euro. Se non sai in che modo fluttua la materia prima necessaria alla produzione, vai a smacchiare giaguari o a ad asciugare gli scogli…lì potresti essere più utile!
Vero è che la crisi globale è stata una mazzata tremenda per tutte le aziende; certamente perché imprevista, ma soprattutto per l’improvvisa impennata dei prezzi usati come scudi dai produttori per non essere fagocitati da un tourbillon di debiti. Comunque sia la cara vecchia Europa è sempre un banco di prova molto duro per il fashion, soprattutto quando moda non fa rima né con gusto né con qualità.


lunedì 24 ottobre 2011

Cara Miuccia, questa volta hai toppato!

Hai abitato in silenzio, ma con la classe che ti contraddistingue, ogni angolo dei miei armadi; oggi mi deludi e mortifichi ogni mia velleità. Un sodalizio, il nostro, che dura da una vita sempre fianco a fianco fiere l’una dell’altra (forse più io di te…) una strada comune, senza mai un dissenso. Oggi mi vedo costretta a interrompere questa liaison, con immenso dolore, ma devo. Da quando è venuta alla luce la tua assolutamente inattesa “nuova natura”, non ti riconosco più. Questo tuo virare sul rockabilly style mi disorienta e fa perdere aderenza alla mia stima nei tuoi confronti, proprio come vanno fuori strada le auto fiammanti disegnate sulle tue gonne S/S 2012. Hai sbandato. Hai voluto rischiare, ma non come rischiano tutti i grandi creativi, hai rischiato senza creare. Quelle spalle esageratamente sciancrate fino al punto di trasformare ogni donna, quelle gonne di pelle a-formi con applicate Cadillac fiammanti, quegli stivali con una punta a dir poco impertinente e quei fregi sul gambale degni della più scontata e carnascialesca Calamity Jane.
Tu che hai sempre creato, per la stagione che verrà, hai distrutto. Facendo da sempre del minimalismo e del buon gusto una questione di vita e di morte hai ridato fierezza alle donne, le hai messe dove dovrebbero stare: su un piedistallo, ora non puoi ricacciarci da dove ci avevi pescato.
I colori, lo ammetto, fanno fede alla parola data -sono quelli- almeno una certezza ce la siamo guadagnata, ma tutto il resto traballa come le tue modelle su quelle pumps con il tubo di scappamento nel tacco. Così, solo per stupire.
Devo tuttavia ammettere che la preziosità dei soprabiti si respira già adesso, ad anni luce dal vederli dal vivo (primavera 2012), il lavorio minuzioso s’intuisce già solo ad una prima fugace occhiata; la maniacalità dei dettagli, che tanto mi hanno fatto appassionare, si legge chiaramente in queste (si!) creazioni adatte a una donna sofisticata. Siamo tutte a fremere per sapere e imparare, stagione dopo stagione, su cosa/come/quando. Ci hai tolto le calze a dicembre e messo i sandali a - 7°, ci hai suggerito un corpo complètement couvert a luglio e noi abbiamo diligentemente eseguito, ma non andare troppo oltre! Hai proposto un pack work provenzale per abiti e spolverini che nemmeno sul letto della casa di montagna insieme alla testa d’alce... immagino che nessuna signora starà lì a sfregarsi le mani attendendo la TUA primavera 2012.
Ti salvo il cappottino sfoderato in shantung scollato in modo delizioso e il vestito/gonna di pari fattezze con il macro punto smock, che rispecchiano l’antica sartorialità della maison; non in virtù della nostra antica “amicizia”, ma perché ne sono sinceramente sollevata. La presenza di 5-6 elementi da salvare per ogni collezione è curativa per il mio cuore ferito che nutre ancora speranza.
Va bene, non ci buttiamo giù da qui alla prossima primavera c’è ancora margine: su Miuccia cara, aggiusta il tiro!




martedì 18 ottobre 2011

Perché Levi’s non punta sullo shop online




Il jeans è una questione importante. Vitale, direi. Il jeans non è un acquisto da far a cuor leggero, è qualcosa che mette in gioco una serie di variabili importanti: sentimento, ribellione, irragionevolezza. Nell’armadio di una donna solitamente ci sono due tipologie di jeans: quelli che indossi solo per stare in piedi, e quelli con i quali potresti pensare anche di sederti. Se trovi il jeans giusto, hai trovato l’Eldorado. A me è capitato una volta sola, nel 2004, l’ho usato fino a che mi si è sbrindellato addosso, letteralmente!

L’utilità del jeans è ovvia: via la bilancia, sdraiati sul letto e prova i tuoi jeans preferiti. Se ti entrano senza sudare troppo, vuol dire che sei ancora una gran...

I più famosi, quelli che davvero abbiamo abitato un po’ tutti, sono i Levi Strauss, azienda americana, ma con genio storicamente europeo. Il gruppo californiano nel 2010 ha visto aumentare, nel Vecchio Continente, le proprie vendite di circa il 6%,vale a dire quasi 200 milioni di euro.

Cliccando su http://eu.levi.com/it_IT/index.html ci si ritrova nella landing page dello shop online, in primo piano un bannerone che inneggia a riprendere in mano la propria vita con un: “Now is our time!”, facile e giovanilistico ma tutto sommato efficace. I soliti box dei nuovi arrivi, della campagna charity, delle varie collezioni e fin qui tutto regolare. La vera novità è la linea Curve ID perché trovare il jeans della vita, come recita il claim: “E’ una questione di forma, non di taglia”. La call to action ti spinge a compilare un form per scoprire la tua Curve ID. Prendi le tue misure, (dalla schermata ti viene suggerito caldamente di farlo a casa, peccato! Pensavo di prendere un metro dalla borsa e di misurare le mie rotondità tra il collega, la scrivania e l’amministratore delegato, ma ti pareee???) le inserisci nel form ed il sistema ti dirà qual è il modello più adatto alle tue curve. Qui viene il bello. Una volta scoperto il tuo “curve profile” ti suggeriscono di prenotare una prova in negozio, colpo di scena. Allora anche tu Levi’s, multinazionale furbetta, sai bene che nessuno mai comprerà un jeans senza poterlo provare!

La progressione di cui sopra, si spiega con il lancio di Denizen -nuovo brand Levi’s- e con la performance degli outlet. Infatti, la realtà è che l'utile operativo è calato di circa il 5%, un ribasso imputabile agli investimenti nel retail e al costo delle materie prime. Da questo riusciamo facilmente a intuire che per Levi’s lo shop online è una scelta quasi obbligata per stare sul pezzo, come si dice, ma non è di certo l’escamotage su cui puntare per ottenere performance importanti. Comunque la jeanseria d’oltreoceano non rimarrà certo in braghe di tela …ops di jeans.

Ora vi dico io perché per acquistare un jeans è importante farsi prima due passi in camerino:

Il tuo jeans è fatto di concerti, di serate sulla sabbia bagnata sotto un cielo di stelle, di vacanze, di bagni di notte ad agosto, è fatto di baci sulle panchine, di pomeriggi in bicicletta, di corse in motorino per arrivare puntuali a scuola, lo usi quando fa freddo-freddo e caldo-caldo. E’ fatto di lacrime, di sudore delle mani quando incontri il tipo/la tipa che ti fa perdere la testa, è fatto di musica e di vita, di ciccia e di dieta. Tu cambi, lui no. Forse è per questo che lo abbiamo tutti eletto oggetto feticcio. Pare che le nostre vite intere siano dolcemente imprigionate nelle sue spesse trame, a furia di lavaggi le storie rimangono sempre lì. Ogni piccola usura, ogni piccolo strappo, lo rendono ancor più speciale, più importante. In un mondo che richiede a gran voce di essere smart, flessibili, veloci e di non lasciare traccia di quello che davvero si è, sentiamo ancor più forte l’urgenza di imprimere in un oggetto la nostra vita, le nostre esperienze.

E’ per questo motivo che il jeans è intramontabile; è la nostra memoria storica.

E’ per questo motivo che l’apparenza è importante, ma la sostanza ancor di più.

lunedì 17 ottobre 2011

Zara online - Solo per capire...

Per una fashion add la domanda è una: perché dovrei fare shopping online?

Per un qualunque essere umano che non sia obbligato a portare tacco 12 e reggiseno e, diciamolo, con un po’ di sale in zucca, la risposta vien da se. E’ comodo! Ovvio!

Questa è la classica frase che fa scuotere la testa ad una donna e le fa stampare sul viso una sorta di sorrisetto; un ghigno che in realtà è un misto tra la pena, che prova per l’interlocutore solitamente maschio, e la consapevolezza che se è vero che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni noi la vogliamo percorrere tutta pur di avere quello stiletto, al quale non possiamo proprio rinunciare e che siamo certe, renderà il mondo un posto migliore.

In realtà una risposta giusta non c’è. L’e-commerce sta decollando per infiniti motivi, è indubbiamente la forma di vendita con il più rapido tasso di crescita. Zara, il brand spagnolo controllato dal colosso Inditex, si è fatta attendere non poco ma finalmente da circa sei mesi è online, ma lo fa ormai da leader mondiale del settore, con un fatturato off line stimato al gennaio 2011 di 12,6 miliardi di euro e di 13,9 per quello successivo. E con quasi 768 milioni di pezzi tra abbigliamento e accessori venduti l'anno scorso a livello di gruppo. La torta delle vendite in rete fa gola al señor Amancio, tuttora a capo di un ufficio stile di 280 ragazzi e ragazze nel quartier generale di La Coruña che sforna qualcosa come 27mila modelli all'anno. Ora si vuole tastare il mercato con il marchio di punta per poi allargare l'esperimento agli altri brand, segmentati verso le giovanissime, Bershka, o verso il classico formale Massimo Dutti.

Quindi se queste sono le previsioni, possiamo finalmente dimenticare l’orrendo rituale dei camerini di prova dove, grazie a quelle potentissime illuminazioni, l’immagine riflessa non è certo la tua con tutta quella cellulite e quelle occhiaie che nemmeno Kate Moss… no no, ormai sei certa quella non sei tu! Potremo finalmente provare i nostri acquisti a casa davanti a quello specchio che c’è tanto caro, perché ci fa taaaanto magre, olè!

C’è un asso non da poco nella manica del grassoccio magnate spagnolo: un sito organizzatissimo. Possiamo vedere un lookbook con outfit completi, ci sono video ben studiati per presentare le collezioni, la newsletter che t’informa ogni settimana degli ultimi arrivi e una star guest dal sangue blu come Stella Tennant a garanzia del glamour. Tutto funziona, tutto è in stile Zara.

Partendo da una previsione ottimistica di aumento del 10% delle vendite di Zara per un anno intero nei sei paesi si arriverebbe a un incremento del 3% del fatturato del gruppo (a parità di negozi) e dunque a una crescita dell'Ebit del 10%.

Già accessibile in 11 paesi d’Europa, il sito di e-commerce di Zara è stato esteso dal 3 marzo agli acquirenti della Danimarca, della Norvegia, della Svezia e della Svizzera. Lanciato il 2 settembre 2010 in Spagna, in Germania, in Francia, in Italia, in Portogallo e nel Regno Unito, il sito si è poi esteso all’Austria, al Belgio, all’Irlanda, ai Paesi Bassi e al Lussemburgo. Secondo il piano di sviluppo presentato l’anno scorso dalla casa madre, Inditex, i prossimi paesi su cui il portale di e-commerce dovrebbe essere lanciato entro l'anno sono gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud. Ma non abbiate fretta, il 23 marzo potremo finalmente tirare le somme di questi primi sei mesi online. A fronte di tutto questo mi rendo conto che, in un futuro nemmeno troppo lontano questa globalizzazione ci porterà a vestire tutte allo stesso modo! Quindi dove finirà “ce petit quelque chose” cui noi donne ci appelliamo per sentirci speciali?

martedì 30 giugno 2009

Chic & kitch

Per essere eleganti bisogna innanzi tutto conoscersi bene. Quindi per una donna stupida sarà molto difficile essere davvero elegante,seguirà ogni moda senza cercare di adattarla alla propria figura , alle circostanze, anche quando un tipo di moda è stata palesemente creata per un tipo di donna totalmente diverso da lei. La personalità non è soltanto una ribellione, ma è anche (direi soprattutto!) saper riconoscere i propri difetti e le proprie qualità fisiche. Questi problemi non riguardano evidentemente Chloe Sevigny, che avendo gambe da vera star non teme giudizi. Se siete un metro e cinqua e pesate sessanta chili magari evitate, questa non è personalità , è scavarsi la fossa!!

Un po' Madame...

...Se eleganza viene dal latino -eligere- quindi scegliere, questo potrebbe voler dire che ogni nostra scelta è dettata dal buon gusto, dal saper scegliere,dall' eleganza appunto... mi è stato insegnato che non sempre il voler scegliere è saper scegliere! L'eleganza è molto più del benessere, del mostrare-ostentare, del lusso di possedere; Richiede una precisione, una vivacità non priva di audacia che non tutti posseggono, in molti è una qualità innata un dono degli dèi che non ha alcun rapporto nè con la bellezza nè con la ricchezza.Se ne siete prive bisogna innanzi tutto che vi rendiate conto di non averla, l'eleganza. Allora è qui che torniamo alla famosa "scelta" , siate eleganti (appunto!) e lasciate che qualcuno scelga per voi senza opporre tanta resistenza nel goffo tentativo di far valere la vostra personalità. Tra l'altro , se vi rendete conto di essere prive d'eleganza, la battaglia si può dichiarare già vinta a metà...perchè il solo caso disperato è quello della donna che non ha la piu' pallida idea di cosa sia chic e cosa non lo sia.

Must have 2009

Anche se l'orlo della gonna sale o scende seguendo docilmente i capricci dei suoi padroni, gli stilisti, esistono tuttavia alcuni elementi di base che non variano. Almeno non dovrebbero. Avolte il modo in cui è cucito l'orlo di un vestito proclama più chiaramente del cartellino il prezzo pagato!

giovedì 25 giugno 2009

(IR)ragionevoli

...A proposito di cartellino del prezzo...è difficile riconoscere un autentico buon affare. Io di solito faccio così: prendo il prezzo indicato sul cartellino e lo divido per il numero di volte in cui indosserò l'aticolo in questione. Un vestito a metà prezzo, indossato una sola volta, non ti da il brivido che invece ti regala uno costato sei volte tanto ma che diventa "la tua ciabella di salvataggio". Negli anni l'esperienza mi ha insegnato che l'amore a prima vista riesce meglio dei matrimoni di convenienza! Certo i saldi fan gola a tutte ma quante scene imbarazzanti; le 48 conclamate che cercano disperatamente di entrare in una 42, perizoma mal portati e possibilmente con reggiseno non coordinato che vagano per l'atelier con noncuranza e maleducazione, però...c'è un però. Però quando trovi la tua perla che è li ,ti chiama , la stavi aspettando è lei vi riconoscete bhè in quel momento sei ripagata di tutto l'osceno teatrino che ti circonda. Nonostante quest'idillio, del quale solo le donne possono giovare, la caccia al buon affare è molto dura e mi sento di sconsigliarla alle più inesperte perchè potreste rimaner deluse quando scoprirete che quel costosissimo vestitino di pailletes rosse comprato a "niente" , non vi servirà davvero a niente!