lunedì 24 ottobre 2011

Cara Miuccia, questa volta hai toppato!

Hai abitato in silenzio, ma con la classe che ti contraddistingue, ogni angolo dei miei armadi; oggi mi deludi e mortifichi ogni mia velleità. Un sodalizio, il nostro, che dura da una vita sempre fianco a fianco fiere l’una dell’altra (forse più io di te…) una strada comune, senza mai un dissenso. Oggi mi vedo costretta a interrompere questa liaison, con immenso dolore, ma devo. Da quando è venuta alla luce la tua assolutamente inattesa “nuova natura”, non ti riconosco più. Questo tuo virare sul rockabilly style mi disorienta e fa perdere aderenza alla mia stima nei tuoi confronti, proprio come vanno fuori strada le auto fiammanti disegnate sulle tue gonne S/S 2012. Hai sbandato. Hai voluto rischiare, ma non come rischiano tutti i grandi creativi, hai rischiato senza creare. Quelle spalle esageratamente sciancrate fino al punto di trasformare ogni donna, quelle gonne di pelle a-formi con applicate Cadillac fiammanti, quegli stivali con una punta a dir poco impertinente e quei fregi sul gambale degni della più scontata e carnascialesca Calamity Jane.
Tu che hai sempre creato, per la stagione che verrà, hai distrutto. Facendo da sempre del minimalismo e del buon gusto una questione di vita e di morte hai ridato fierezza alle donne, le hai messe dove dovrebbero stare: su un piedistallo, ora non puoi ricacciarci da dove ci avevi pescato.
I colori, lo ammetto, fanno fede alla parola data -sono quelli- almeno una certezza ce la siamo guadagnata, ma tutto il resto traballa come le tue modelle su quelle pumps con il tubo di scappamento nel tacco. Così, solo per stupire.
Devo tuttavia ammettere che la preziosità dei soprabiti si respira già adesso, ad anni luce dal vederli dal vivo (primavera 2012), il lavorio minuzioso s’intuisce già solo ad una prima fugace occhiata; la maniacalità dei dettagli, che tanto mi hanno fatto appassionare, si legge chiaramente in queste (si!) creazioni adatte a una donna sofisticata. Siamo tutte a fremere per sapere e imparare, stagione dopo stagione, su cosa/come/quando. Ci hai tolto le calze a dicembre e messo i sandali a - 7°, ci hai suggerito un corpo complètement couvert a luglio e noi abbiamo diligentemente eseguito, ma non andare troppo oltre! Hai proposto un pack work provenzale per abiti e spolverini che nemmeno sul letto della casa di montagna insieme alla testa d’alce... immagino che nessuna signora starà lì a sfregarsi le mani attendendo la TUA primavera 2012.
Ti salvo il cappottino sfoderato in shantung scollato in modo delizioso e il vestito/gonna di pari fattezze con il macro punto smock, che rispecchiano l’antica sartorialità della maison; non in virtù della nostra antica “amicizia”, ma perché ne sono sinceramente sollevata. La presenza di 5-6 elementi da salvare per ogni collezione è curativa per il mio cuore ferito che nutre ancora speranza.
Va bene, non ci buttiamo giù da qui alla prossima primavera c’è ancora margine: su Miuccia cara, aggiusta il tiro!




martedì 18 ottobre 2011

Perché Levi’s non punta sullo shop online




Il jeans è una questione importante. Vitale, direi. Il jeans non è un acquisto da far a cuor leggero, è qualcosa che mette in gioco una serie di variabili importanti: sentimento, ribellione, irragionevolezza. Nell’armadio di una donna solitamente ci sono due tipologie di jeans: quelli che indossi solo per stare in piedi, e quelli con i quali potresti pensare anche di sederti. Se trovi il jeans giusto, hai trovato l’Eldorado. A me è capitato una volta sola, nel 2004, l’ho usato fino a che mi si è sbrindellato addosso, letteralmente!

L’utilità del jeans è ovvia: via la bilancia, sdraiati sul letto e prova i tuoi jeans preferiti. Se ti entrano senza sudare troppo, vuol dire che sei ancora una gran...

I più famosi, quelli che davvero abbiamo abitato un po’ tutti, sono i Levi Strauss, azienda americana, ma con genio storicamente europeo. Il gruppo californiano nel 2010 ha visto aumentare, nel Vecchio Continente, le proprie vendite di circa il 6%,vale a dire quasi 200 milioni di euro.

Cliccando su http://eu.levi.com/it_IT/index.html ci si ritrova nella landing page dello shop online, in primo piano un bannerone che inneggia a riprendere in mano la propria vita con un: “Now is our time!”, facile e giovanilistico ma tutto sommato efficace. I soliti box dei nuovi arrivi, della campagna charity, delle varie collezioni e fin qui tutto regolare. La vera novità è la linea Curve ID perché trovare il jeans della vita, come recita il claim: “E’ una questione di forma, non di taglia”. La call to action ti spinge a compilare un form per scoprire la tua Curve ID. Prendi le tue misure, (dalla schermata ti viene suggerito caldamente di farlo a casa, peccato! Pensavo di prendere un metro dalla borsa e di misurare le mie rotondità tra il collega, la scrivania e l’amministratore delegato, ma ti pareee???) le inserisci nel form ed il sistema ti dirà qual è il modello più adatto alle tue curve. Qui viene il bello. Una volta scoperto il tuo “curve profile” ti suggeriscono di prenotare una prova in negozio, colpo di scena. Allora anche tu Levi’s, multinazionale furbetta, sai bene che nessuno mai comprerà un jeans senza poterlo provare!

La progressione di cui sopra, si spiega con il lancio di Denizen -nuovo brand Levi’s- e con la performance degli outlet. Infatti, la realtà è che l'utile operativo è calato di circa il 5%, un ribasso imputabile agli investimenti nel retail e al costo delle materie prime. Da questo riusciamo facilmente a intuire che per Levi’s lo shop online è una scelta quasi obbligata per stare sul pezzo, come si dice, ma non è di certo l’escamotage su cui puntare per ottenere performance importanti. Comunque la jeanseria d’oltreoceano non rimarrà certo in braghe di tela …ops di jeans.

Ora vi dico io perché per acquistare un jeans è importante farsi prima due passi in camerino:

Il tuo jeans è fatto di concerti, di serate sulla sabbia bagnata sotto un cielo di stelle, di vacanze, di bagni di notte ad agosto, è fatto di baci sulle panchine, di pomeriggi in bicicletta, di corse in motorino per arrivare puntuali a scuola, lo usi quando fa freddo-freddo e caldo-caldo. E’ fatto di lacrime, di sudore delle mani quando incontri il tipo/la tipa che ti fa perdere la testa, è fatto di musica e di vita, di ciccia e di dieta. Tu cambi, lui no. Forse è per questo che lo abbiamo tutti eletto oggetto feticcio. Pare che le nostre vite intere siano dolcemente imprigionate nelle sue spesse trame, a furia di lavaggi le storie rimangono sempre lì. Ogni piccola usura, ogni piccolo strappo, lo rendono ancor più speciale, più importante. In un mondo che richiede a gran voce di essere smart, flessibili, veloci e di non lasciare traccia di quello che davvero si è, sentiamo ancor più forte l’urgenza di imprimere in un oggetto la nostra vita, le nostre esperienze.

E’ per questo motivo che il jeans è intramontabile; è la nostra memoria storica.

E’ per questo motivo che l’apparenza è importante, ma la sostanza ancor di più.

lunedì 17 ottobre 2011

Zara online - Solo per capire...

Per una fashion add la domanda è una: perché dovrei fare shopping online?

Per un qualunque essere umano che non sia obbligato a portare tacco 12 e reggiseno e, diciamolo, con un po’ di sale in zucca, la risposta vien da se. E’ comodo! Ovvio!

Questa è la classica frase che fa scuotere la testa ad una donna e le fa stampare sul viso una sorta di sorrisetto; un ghigno che in realtà è un misto tra la pena, che prova per l’interlocutore solitamente maschio, e la consapevolezza che se è vero che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni noi la vogliamo percorrere tutta pur di avere quello stiletto, al quale non possiamo proprio rinunciare e che siamo certe, renderà il mondo un posto migliore.

In realtà una risposta giusta non c’è. L’e-commerce sta decollando per infiniti motivi, è indubbiamente la forma di vendita con il più rapido tasso di crescita. Zara, il brand spagnolo controllato dal colosso Inditex, si è fatta attendere non poco ma finalmente da circa sei mesi è online, ma lo fa ormai da leader mondiale del settore, con un fatturato off line stimato al gennaio 2011 di 12,6 miliardi di euro e di 13,9 per quello successivo. E con quasi 768 milioni di pezzi tra abbigliamento e accessori venduti l'anno scorso a livello di gruppo. La torta delle vendite in rete fa gola al señor Amancio, tuttora a capo di un ufficio stile di 280 ragazzi e ragazze nel quartier generale di La Coruña che sforna qualcosa come 27mila modelli all'anno. Ora si vuole tastare il mercato con il marchio di punta per poi allargare l'esperimento agli altri brand, segmentati verso le giovanissime, Bershka, o verso il classico formale Massimo Dutti.

Quindi se queste sono le previsioni, possiamo finalmente dimenticare l’orrendo rituale dei camerini di prova dove, grazie a quelle potentissime illuminazioni, l’immagine riflessa non è certo la tua con tutta quella cellulite e quelle occhiaie che nemmeno Kate Moss… no no, ormai sei certa quella non sei tu! Potremo finalmente provare i nostri acquisti a casa davanti a quello specchio che c’è tanto caro, perché ci fa taaaanto magre, olè!

C’è un asso non da poco nella manica del grassoccio magnate spagnolo: un sito organizzatissimo. Possiamo vedere un lookbook con outfit completi, ci sono video ben studiati per presentare le collezioni, la newsletter che t’informa ogni settimana degli ultimi arrivi e una star guest dal sangue blu come Stella Tennant a garanzia del glamour. Tutto funziona, tutto è in stile Zara.

Partendo da una previsione ottimistica di aumento del 10% delle vendite di Zara per un anno intero nei sei paesi si arriverebbe a un incremento del 3% del fatturato del gruppo (a parità di negozi) e dunque a una crescita dell'Ebit del 10%.

Già accessibile in 11 paesi d’Europa, il sito di e-commerce di Zara è stato esteso dal 3 marzo agli acquirenti della Danimarca, della Norvegia, della Svezia e della Svizzera. Lanciato il 2 settembre 2010 in Spagna, in Germania, in Francia, in Italia, in Portogallo e nel Regno Unito, il sito si è poi esteso all’Austria, al Belgio, all’Irlanda, ai Paesi Bassi e al Lussemburgo. Secondo il piano di sviluppo presentato l’anno scorso dalla casa madre, Inditex, i prossimi paesi su cui il portale di e-commerce dovrebbe essere lanciato entro l'anno sono gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud. Ma non abbiate fretta, il 23 marzo potremo finalmente tirare le somme di questi primi sei mesi online. A fronte di tutto questo mi rendo conto che, in un futuro nemmeno troppo lontano questa globalizzazione ci porterà a vestire tutte allo stesso modo! Quindi dove finirà “ce petit quelque chose” cui noi donne ci appelliamo per sentirci speciali?