lunedì 30 aprile 2012

Focus labbra, accendiamo i riflettori

Labbra da sogno!

L’operazione tintarella è ormai iniziata, pelle dorata o un leggero colorito bonne mine, c’è un altro step necessario: dare fuoco alle labbra.
Un unico flash, i riflettori sono tutti puntati su questo strumento di seduzione.
Che siano carnose, sottili o a forma di cuore via libera a colori golosi, fruttati, lucidissimi, vibranti. Direttamente dalle passerelle ecco le ultimissime tendenze per questa Spring/Summer 2013: indubbiamente il rosso, che non passa mai di moda, tingerà come ormai da qualche tempo anche le unghie; ma anche l'albicocca, il nude e i colori forti.
Inaspettatamente ritorna anche l'effetto gloss, ovvero labbra lucide senza colore, quasi effetto bagnato che avevamo accantonato nel 2012, ma con agenti curativi/protettivi e per le afose serate di festeggiamenti ok al luccichio di glitter dorati.
Per chi vuole osare ancor di più, la stagione soleggiata è l’ideale con tutte le sfumature dell’arancio (attente alle occhiaie, questi colori tendono a metterle in risalto!), del geranio, e ancora fuxia e fluo per vitaminizzarsi dopo un lungo inverno.
Se il focus è sulle labbra lasciamo che gli occhi rimangano nude, magari “cancellandoli” con ombretti naturali effetto bagnato e aiutiamoci solo con una matita illuminante all’angolo interno dell’occhio.
Il mascara è d’obbligo, sempre, ça va sans dire…

lunedì 27 febbraio 2012

Marni at H&M

L'otto marzo è vicino ed io sono prontissima. Già mi vedo sgattaiolare tra un'orda di fan impazzite, nascondendo tra gli artigli un po' di cosette by Marni. A questi eventi del tipo "ultimo concertodei Take That", benchè io non ne fossi proprio avvezza, si va preparate ed io ho studiato moltissimo! Non voglio ancora proferir verbo sulla capsule collection in questione; mi limiterò solo a qualche cosuccia che ho selezionato per il mio armadio.
Pezzi in perfetto Marni style sia nei motivi che che nelle forme. Adoro Consuelo Castiglioni e la sua creatività, lei invece evidentemente non ama troppo le donne mediterranee ...io, formosa come sono, non sono molto a mio agio con il destrutturato classico della Maison, quindi punterò sugli accessori. Assolutamente fantastici! 
Dopo la delusione di Versace, H&M ha optato per un'eleganza discreta dal sapore architettonico con tagli fifties e stampe di archivio.
Ci piace parecchio!

lunedì 30 gennaio 2012

Saldi, ansia da prestazione...


Questa è una strana città. Vai in centro di sabato pomeriggio e guardandoti attorno non riesci a focalizzare nulla; davanti a te una massa indistinta di carne tremolante e sudaticcia trasforma il tuo sport preferito nel peggiore degli incubi. Questo è lo scenario che puntualmente si staglia dinanzi ai tuoi occhi innocenti ogni volta che c’è il primo giorno di saldi.
Mestamente ti dirigi verso questo fiume in piena, con la paura nello sguardo cerchi di farti largo per raggiungere una vetrina…mai idea fu più sbagliata. Ti trascinano e non ti lasciano scampo, ti costringono a entrare dove proprio non vorresti, nel low cost fast fashion che più low e più fast non si può. Te ne fai una ragione e tra commesse infuriate e avventrici assatanate non riesci a ragionare. La testa rimbomba, le gambe si fanno pesanti e passi circa mezz’ora davanti allo stesso capetto in acrilico dal colore fluo che, al 99,9% non indosserai mai, ma fa tanto ragazza della grande metropoli e non tradirà le tue origini. Quindi? Ovviamente lo acquisti, che domande! D’altronde hai avuto mezz’ora per analizzare quell’0,1% di possibilità di indossarlo:
1. quando darai (forse) una fighissima festa anni ’80
poi quando…mmmmmmm….(aspetta c’erano almeno altre tre occasioni in cui l’avresti potuto sfoggiare)…
2. ad una serata al Plastic
eeeeeeee poiiiiiiiii…..mmmmmmm…Va be dai ma tanto poi sdrammatizzato si può mettere altre mille volte! SDRAMMATIZZATOOO??? Ma come fai a “sdrammatizzare” una pezza fluorescente che urla chiaramente da tutte le trame (se ne ha!) del suo 100% acrilico: “ma che diavolo ti sei buttata addosso?”???
Cerchi di giustificare goffamente il tuo gesto totalmente irrazionale con la scusa che l’hai pagato due soldi.
Ti ritrovi in strada in maniche di maglietta, nonostante i -10°, e solo la sostanziosa e imbarazzante peluria delle tue braccia color latte ti spinge a indossare nuovamente il pullover. Ti fai coraggio e cammini decisa, certa che lì fuori c’è ancora un’occasionissima  che ti aspetta e non sarai certo tu, vecchia volpe da shopping, a fartela sfuggire! Continui il tuo giro ma questa volta alzi il tiro ed entri in una catena comunque fast ma meno low.  Appena entri, ti dirigi verso la parte dello store che pare “meno battuta”, intenta a tirar giù l’impossibile da uno stand ti accorgi che la signora che ti è affianco si è appena accasciata al suolo. Ecco lo sapevo la “sciura” co’ sto caldo è venuta meno! Mentre cerchi di chiamare il 118 e t'immagini già su un’ambulanza a sirene spiegate, noti che la signora ha degli spasmi. La situazione si complica e tu ti avvicini per cercare di darle un primo soccorso; nell’avvicinarti ti rendi conto  che stringe una tacco 12 tra le mani, non la molla! “Signorina mi dia una mano, presto, non riesco proprio a farla entrare!” ti urla in faccia, “Sarà perché è un paio di numeri in meno del mio?”, ti chiede. Sei lì immobile, attonita. Il sudore freddo della paura, che fino a un minuto prima ti perlava la fronte, si trasforma in una vampata di calore rabbioso. Le scippi le scarpe dalle grinfie e fuggi, fuggi verso una cassa stranamente deserta. Paghi e scappi. Ti guardi continuamente alle spalle per il timore che la mefistofelica sia riuscita a individuarti tra la folla, nonostante la tua camaleontica mimetizzazione. Ti sembra di essere in salvo una volta conquistato il portone di casa, ma anche lì non è che ti senta tanto al sicuro, d’altronde si sa le shopaholic sono tremende… no?

lunedì 28 novembre 2011

Gap: cronologia di un tracollo

Entro in uno spazio grigio senza estetica e senza architettura, una grande stanza. Quello che noto subito è l’assenza e un gran disordine color nulla, i miei occhi fanno fatica nella messa a fuoco, sono confusa. Ho il cuore gelato e cerco, per attimi indefiniti, di capire se è la luce al neon o sono i tavolacci con grovigli di cotone che assume le forme più strambe ad infastidirmi di più.
Mi trovo nello store Gap di Milano. Un antico detto recita: Il desiderio fa parer bello quel che è brutto”, in altre parole fino a quando Gap era confinata nei miei (o negli altrui) viaggi oltreoceano andava più che bene.  La felpa con il marchio ben in vista era la prima richiesta a un amico che partiva, oggi che è a due passi da casa non ha più lo stesso gusto. Inaugura l’apertura italiana  con una capsule collection firmata Valentino, ed ecco la prima delusione. Una serie di capi assolutamente insulsi di cui ricordo in modo distinto solo una serie di eskimo di cotone in verde militare declinato in tre versioni, talmente brutte da essere arrivate ai saldi e lo sa anche un bambino che se una collezione limitata arriva al giorno dopo la presentazione e qualche ragazzina non ha cercato piangendo di convincere la commessa esasperata a smontare la vetrina con l’ultima xxxxxxs rimasta, vuol dire che gli anni di università che ti hanno portato ai vertici del marketing di una multinazionale sono stati del tutto vani (se non per qualche simpatica bevuta con i compagni di studi…). 
Uno store di 3 piani e svariati migliaia di mq a Milano, nella strada più commerciale e affollata del quadrilatero ed uno nella capitale. Circa tre mesi prima il gruppo chiude circa 200 negozi negli Stati Uniti, com’è possibile? E’ notizia di qualche settimana fa: il marchio nel mese di ottobre ha subito un’ulteriore contrazione (circa il -4%) sulle vendite globali, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in ottobre solo Banana Republic, marchio dello stesso gruppo, mette a segno un misero +1%. Leggendo le notizie in cronologia è spaventosamente goffo il tentativo dell’azienda di cavarsi fuori dagli impicci. Scena 1: aprile 2011 rubizze e corpulente signore inglesi si ribellano agli specchi dimagranti. Si scopre che in alcuni negozi inglesi del brand erano montati dei “magic mirror” che rendevano tutte snelle e affascinanti salvo poi una volta tornate a casa rendersi conto che i rotolini (o rotoloni!) erano sempre lì. Conseguenza: donne incazzate come api. Lo sanno tutti, mai mettersi contro una donna e i sui chili!
Scena 2: a pochi giorni di distanza dall’accaduto, Gap decide di fare una mossa che suona più come un harakiri che una strategia di marketing, propone promozioni negoziabili; in concreto vende online i suoi pantaloni attraverso una sorta di asta. Con la conseguenza di un euforico picco momentaneo e di una “bad reputation” ben più duratura, dovuta alla svalutazione del brand sui mercati. Scena 3: Circa un mese dopo (maggio 2011) la quotazione borsistica del marchio subisce un’inflessione talmente importante ed improvvisa da meritarsi una sanzione dai palazzoni di Wall Street; parrebbe che l’azienda abbia sottostimato l'impatto delle variazioni del prezzo del cotone sulla sua attività. C’è da interrogarsi di chi e come guidi una multinazionale da miliardi di euro. Se non sai in che modo fluttua la materia prima necessaria alla produzione, vai a smacchiare giaguari o a ad asciugare gli scogli…lì potresti essere più utile!
Vero è che la crisi globale è stata una mazzata tremenda per tutte le aziende; certamente perché imprevista, ma soprattutto per l’improvvisa impennata dei prezzi usati come scudi dai produttori per non essere fagocitati da un tourbillon di debiti. Comunque sia la cara vecchia Europa è sempre un banco di prova molto duro per il fashion, soprattutto quando moda non fa rima né con gusto né con qualità.